l mondo del giornalismo e dello spettacolo è in lutto per la scomparsa di Gianni Minà, deceduto all’età di 84 anni dopo una breve malattia cardiaca. Giornalista di grande talento e sensibilità, Minà iniziò la sua carriera nel 1959 a Tuttosport, dove fu direttore dal 1996 al 1998.
Gran conoscitore del mondo del calcio e della boxe
La sua carriera fu contraddistinta da una grande passione per lo sport e la cultura, che lo portò a seguire otto mondiali di calcio e sette Olimpiadi, oltre a decidere di campionati mondiali di pugilato. Collaborò con numerose testate, tra cui “Sprint”, “Tv7”, “AZ, un fatto come e perché”, “Dribbling”, “Odeon. Tutto quanto fa spettacolo” e “Gulliver”. Fu anche conduttore di “Blitz”, programma di Raidue, e autore di numerosi docufilm su personaggi del mondo dello sport e della cultura, tra cui Muhammad Ali, Fidel Castro e Diego Armando Maradona.
La sua storica intervista a Fidel Casto
In particolare, la sua intervista a Fidel Castro, realizzata nel 1987 e della durata di sedici ore, è stata un momento di grande importanza nella sua carriera. Da quella conversazione, infatti, nacque un documentario e un libro, intitolato “Fidel racconta il Che”.
Muhammad Ali e la Boxe
Ma il grande amore di Minà era riservato a Muhammad Ali, il pugile di Luoisville che seguì in tutta la sua carriera. Nel 2014, con Rai Eri e la distribuzione della Rizzoli, ha realizzato il libro “Il mio Alì”, frutto dei suoi articoli, e il lungometraggio “Cassius Clay, una storia americana”.
I suoi amici
Gianni Minà era anche grande amico di Massimo Troisi e di Diego Armando Maradona, su cui nel 2001 realizzò il reportage-confessione di 70 minuti “Maradona: non sarò mai un uomo comune”. La sua scomparsa lascia un vuoto nel mondo del giornalismo e della cultura, ma la sua eredità continuerà ad ispirare generazioni di giornalisti e appassionati di sport e cultura.
