Elena Ferrante, chi è costei?
Com’era prevedibile la quarta serie di “L’amica geniale” sui canali Rai sta riscuotendo, sin dalla prima puntata dell’11 novembre, primato di ascolto. La quarta serie segue la progressione dei volumi scritti da Elena Ferrante e si riferisce appunto al quarto, l’ultimo. La protagonista, Elena, dopo mille esperienze e peripezie, anche sentimentali, torna a Napoli, nel “rione” dove ha trascorso la sua fanciullezza, prima di emigrare a Pisa e di laurearsi alla Normale e poi di sposarsi, dividendosi con il marito tra residenze a Torino e a Firenze. Torna sui luoghi che l’hanno vista crescere (nella realtà il Rione Luzzatti di Napoli) e ritrova l’amica del cuore, Lila, con la quale ha trascorso anni giovanili indimenticabili. Ma il ritrovamento fra le due ormai attempate si conclude non solo con la sparizione dell’ultima figlia di Lila, ma anche con la misteriosa sparizione di quest’ultima. Due tragedie suggellano pertanto la saga dell’amica geniale. Ma ce n’è per incollare gli spettatori, non solo napoletani, davanti al piccolo schermo.
Il successo della serie televisiva ha riacceso ovviamente la curiosità sull’identità di Elena Ferrante. Si tratta del “giallo” più avvincente della letteratura mondiale contemporanea. Da trentatre anni, un primato assoluto, c’è una scrittrice (o uno scrittore) italiana che vende milioni e milioni di copie, che viene tradotta in più di quaranta paesi, che riceve premi ed osanna (ma anche qualche contestazione dalla critica) e che riesce a celare la sua identità. Si nasconde dietro il celeberrimo nom de plume di Elena Ferrante, è un cult soprattutto in America, nei paesi anglosassoni, in Svizzera, nei paesi nordici ed ha fatto centro anche in nei paesi arabi, in Cina, in Giappone. Insomma un fenomeno universale. In Italia il suo lavoro più famoso, la quadrilogia di “L’amica geniale, continua a spopolare seppur a distanza di più di dieci anni dall’uscita dell’ultimo volume, grazie anche alla Rai, che ha già riprodotto sugli schermi i primi tre volumi e che sta appunto mandando in onda la quarta serie. Un megafono straordinario per i libri della Ferrante, che infatti, proprio in questo periodo, ha ricominciato a vendere copiosamente.
Ebbene alla scoperta del mistero-Ferrante si sono cimentati in questi anni in tanti. Sono scesi in campo i critici letterari più noti, ma anche importanti cattedratici, e giornalisti di fama, sono stati utilizzati persino metodi scientifici di comparazione capillare fra i testi della Ferrante e di altri autori, quasi esclusivamente appartenenti, quanto ad origine, all’area napoletana. E tutti hanno convenuto su un risultato univoco: dietro lo pseudonimo della scrittrice italiana vivente più famosa al mondo si cela un altro scrittore affermato, Domenico Starnone. Anche lui, ovviamente, napoletano, seppur da decenni trapiantato a Roma. Ma c’è stato recentemente un nuovo capitolo della telenovela, l’uscita in libreria di “Elena Ferrante, chi è costei” (Edizioni Graus) a firma di Lino Zaccaria. L’ultimo tentativo, in ordine di tempo, per dare un volto alla scrittrice sconosciuta.
Ma che cosa svela quindi, di nuovo, libro? Aggiunge alla congerie di sospetti altri particolari inediti che scaturiscono dal vissuto che accomuna l’autore a Starnone e alla misteriosa Elena Ferrante.
Lino Zaccaria, giornalista di lunga militanza, che conosce perfettamente tempi, persone e luoghi di ambientazione di “Via Gemito”, di “L’amore molesto” e della quadrilogia ferrantiana, è andato a scavare minuziosamente tra le pieghe dei romanzi di entrambi gli scrittori ed ha evidenziato circostanze, episodi, particolari, citazioni, parallelismi, esperienze, consonanze lessicali che lo hanno indotto ad una conclusione: sarebbe davvero straordinario e persino contrario alle leggi della statistica, supporre che Domenico Starnone non abbia messo mano, quanto meno, a “L’amore molesto” o alla saga di “L’amica geniale”. Ed offre al lettore molteplici argomentazioni e svariati nuovi indizi.
Che poi Starnone possa essersi giovato di una “consulenza” femminile, sia anche della moglie Anita Raja (traduttrice per la casa editrice che pubblica i libri della Ferrante), già abbondantemente tirata in ballo, è più che verosimile. E nel libro vengono evidenziati anche tutti i passaggi che rafforzano l’ipotesi di questo tipo di intervento. Così come sono tratteggiate anche le svariate situazioni, presenti soprattutto in “L’amica geniale” che possono militare a favore di quanti ritengono Starnone estraneo alla saga della Ferrante. Il tutto è portato avanti con la perizia del giornalista d’inchiesta, in un’opera che si completa con un lungo reportage sui “luoghi geniali”, cioè al Rione Luzzatti, il teatro sul quale si dipana la vicenda di Lila e Lenuccia, con una documentata ricerca su tutti gli scrittori e su tutti gli artisti che sono ricorsi a pseudonimi e con un ultimo capitolo nel quale si affronta dal punto di vista tecnico-giuridico, la questione del diritto di cronaca e del corrispondente rispetto del diritto alla privacy. Al centro restano però tutte le argomentazioni che spingono ad intravedere in Starnone il “ghostwriter” della Ferrante. Un altro tassello, insomma, sulla strada dell’identificazione del primatista mondiale di anonimato letterario. Costruito sulla base di ragionamenti logici e di testimonianze e che non vuole avere la pretesa di svelare incontestabilmente il segreto, ma che finisce con l’aggiungere, probabilmente, un’ultima formidabile prova-indizio al castello di supposizioni che si sono succedute dal giorno in cui l’allora carneade Ferrante rifiutò di andare a ritirare il premio “Elsa Morante”. Era il lontano 1993.
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