Procida, presentazione del libro di Giovanna Martano
Il libro è dedicato a Graziella Pagano, storica dirigente del PCI – PDS – DS e poi del PD, dal 2019 coordinatrice a Napoli di Italia Viva. Scomparsa nel 2022, Pagano è stata consigliera comunale a Napoli, poi assessora della giunta Iervolino, senatrice per più legislature e europarlamentare, insomma una figura di rilievo della sinistra e punto di riferimento di tutte coloro che, ne Le ragazze di Via dei Fiorentini, raccontano un pezzo di storia del “Partito” e della città negli anni Settanta, Ottanta e Novanta.
Il primo scritto è della giornalista de “Il Mattino” Titti Marrone pubblicato in occasione della sua morte ma, avverte Giovanna Borrello, il libro non è una biografia di Graziella Pagano, è la storia di un gruppo di donne che, nel corso di quasi quaranta anni, chi prima, chi dopo, hanno avuto con lei una relazione politica perché appassionate, come lei, alla politica. Una politica praticata: tutte le autrici hanno ricoperto, in epoche diverse, ruoli dirigenti politici e sindacali e ruoli istituzionali, anche coloro che, raccolte nella seconda parte del libro, non sono state interne alla storia del partito ma hanno incrociato le donne comuniste e poi democratiche nel femminismo e nei movimenti delle donne. E tutte, accogliendo l’invito di Giovanna Borrello, hanno praticato, raccontando, il metodo femminista del “partire da sé” e costruito così una storia, forse “minore” e soggettiva, ma proprio per questo non ideologica né apologetica, di che cosa è stata la sinistra a Napoli e in Campania e, soprattutto, di come ci sono state le donne, nella sinistra e nella politica, nell’epoca della più radicale trasformazione della relazione tra i sessi nella società italiana.
La “Via dei Fiorentini”, evocata nel titolo, è la storica sede napoletana del Partito Comunista Italiano, poi dismessa. L’”inedita storia” del sottotitolo fa riferimento al cuore del libro: “Con la nostra azione abbiamo operato una sospensione dei meccanismi di poteri e consuetudini di un partito solido come il PCI, meno solido ma forse più complesso come il PDS e DS, grazie al desiderio di autonomia e di affermazione di libertà che animava tutte noi, nonostante le differenze di posizioni politiche e di pratiche femminili e femministe” (da “Una introduzione non canonica”). Con diverse forme organizzative e iniziative politiche impreviste, le donne che si raccontano hanno soprattutto cercato di “assorbire” o “far giocare” dentro il partito – che fino agli anni Settanta aveva al massimo tollerato l’emancipazione femminile – le istanze di libertà che venivano dal femminismo e, dagli anni Ottanta, dal femminismo della differenza sessuale, provando a far convivere, spesso in conflitto anche tra donne, politiche di parità e gesti di autonomia radicali (come, a Milano, la sezione di sole donne “Teresa Noce” creata da Mariuccia Masala e raccontata nel libro “Signora Sezione” e, a Napoli, proprio nella Federazione di Via dei Fiorentini, “La stanza tutta per sé”). Era difficilissimo, soprattutto sul piano personale, farlo in un contesto “fallologocentrico”, giocando le “doppie appartenenze” e il “dentro/fuori” per sottrarsi ai canoni imposti alle donne che prevedevano anche nel più grande partito della sinistra ruoli subalterni e “confini” rigidi di azione. Difficilissimo ma non impossibile, e quello che emerge da questi racconti è, in fondo, la consapevolezza di aver vissuto “una felice esperienza politica” (titolo della “Parte Prima” del libro).
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