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Conte, futuro a carte scoperte
Le conferenze stampa di Antonio Conte non sono mai banali e mai, come in questa stagione, sono contraddistinte da una chiarezza che sembra dissipare anche ombre e dubbi sul suo futuro che, come il presente, resta legato al progetto Napoli.
Un progetto nel quale il tecnico leccese crede realmente alla luce di accordi non solo economici ma di patto tra gentiluomini tra lui e il presidente De Laurentiis.
Possono davvero essere talmente cambiate due personalità così forti? Il presidente pronto a tirarsi fuori da beghe tecniche per occuparsi solo degli aspetti gestionali ed economici del club nel rispetto delle sue idee finanziarie, e il tecnico ad accettare un ruolo di manager ma con un portafoglio prestabilito dalla società?
De Laurentiis, se rimarrà fedele a quanto promesso al suo allenatore, dovrebbe creare un Napoli forte non solo sul campo ma anche nelle strutture. Conte lo ha ricordato alla vigilia della partita contro l’Udinese spiegando, urbi et orbi, il perché è arrivato a Napoli. Che vuol dire, che l’obiettivo non è quello di vincere subito ma di arrivare in Europa e migliorare creando un centro sportivo da top club e investendo sul settore giovanile?
Che abbia trovato davvero quel porto sicuro dove approdare con la nave e tutto l’ quipaggio da lui comandato? Sembra strano che un uomo come Conte, fin qui sempre diviso tra voglia di successo e il timore di non avere il controllo completo di ciò che accade intorno a sé, sia in totale sintonia col presidente al punto di affermare in pieno Mercato di gennaio, a chi gli chiedeva come mai il Napoli non avesse fatto acquisti: “Del Mercato dovete parlare con la società. Sono venuto qui per aiutare una famiglia in difficoltà e non sarò certo io a mettere il bastone tra le ruote chiedendo acquisti milionari”. Dov’è finito il tecnico che ha sempre un nemico, un avversario che trama contro?
Dove è quello che in passato aveva protestato per i ritardi nell’attuare il rafforzamento della squadra attaccando direttamente proprietà e dirigenti dell’ Inter?
Lo ha fatto ad inizio di campionato dopo la sconfitta di Verona e il presidente l’ha subito accontentato comprandogli quattro giocatori che hanno irrobustito subito la squadra.
È un Conte diverso che non divide ma vuole unire le componenti dell’ambiente napoletano chiedendo aiuto e alleanza anche ai media locali nei riguardi di coloro che remano contro.
È un Conte più disponibile, più tranquillo e consapevole del ruolo che deve e dovrà svolgere al Napoli. Sente l’onere ma anche l’onore del ruolo che è stato chiamato a svolgere. Il paragonarsi al capitano della nave da condurre in porto senza scossoni anche in mezzo al mare in tempesta lascia trasparire il suo reale ruolo di comandante in campo. Ha sconfitto la vanità e l’arroganza che troppi gli hanno attribuito, con un profilo sempre deciso, privo di compromessi ma sicuramente più sobrio. Ha declinato il progetto Napoli senza dubbi: “Siamo qui per creare un progetto duraturo dove Napoli non sia più una tappa di passaggio ma un punto d’arrivo. Noi ci crediamo e stiamo lavorando duramente per questo”.
L’impressione è che Conte abbia spiazzato parecchi dei suoi detrattori con le ultime dichiarazioni tanto diverse da quelle dell’allenatore che fece alla Juve, all’Inter e al Chelsea sparando a zero contro la dirigenza…
A Napoli sembra nato un nuovo Conte che vuole porre al centro del progetto la squadra e non se stesso. Ecco la vera sfida del Conte allenatore e manager: fare combaciare gli aspetti tecnici necessari per migliorare la squadra con gli aspetti economici del presidente. Perché tutto ciò che è accaduto, accade e accadrà nel Napoli è stato condiviso con il presidente. Diversamente non si spiegherebbe la voglia di parlare del futuro del club se non si sentisse al centro del progetto. E questo lo ha fatto prima di partite difficili, l’ultima quella contro la Lazio, in trasferta su un campo insidioso e con diversi infortuni dei suoi “titolarissimi”.
Senza ritagliarsi addosso il ruolo del personaggio da copertina e senza utilizzare slogan da titolo che non sia l’umile e operaio “amma fatica’ ”, Conte assai lontano da facili intenzioni seduttive per la vulcanica piazza napoletana ha posto in rilievo quei propositi di sano realismo di cui ha bisogno il Napoli che deve ripartire da una stagione, quella passata, ridotta a macerie e con l’addio depressivo delle due bandiere del terzo scudetto: Osimhen e Kvaratskhelia.
Senza rimpianti del tecnico spesso sentito lamentarsi in passato ma ora con la convinzione, sua e dell’ambiente intero, di portare in alto valori e principi non solo tecnici, seguendo il suo modo di essere e lavorare “duro”.
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