Antonio Conte, l’uomo del Sud vincente

L’uomo del Sud. Quello che vuole ribaltare lo Stivale e riportare il meridione sul grande proscenio continentale. Antonio Conte non è un semplice tecnico ma una movimento ideologico ed etico, strutturale e rivoluzionario. Lui che al Sud ci è nato senza mai dimenticare le radici. Ed è consapevole della sua investitura ma anche della sfida che ha sempre avuto in animo. Testimonianza sono le sue parole che, da quando è allenatore azzurro, manifestano la propria missione: “Sono un uomo del Sud, sono fiero di esserlo e so come si vive la passione del calcio in questa dimensione. Allenare il Napoli è come tornare a casa e alle mie origini e sono fiero di potermi identificare in una città che rappresenta la più grande metropoli del meridione che io amo”

Il mambo salentino di Conte inizia oltre 50 anni fa. Nato a Lecce da una famiglia umile e molto rigida nell’educazione. Antonio ha la passione e la vocazione per il calcio, ma prima di mandarlo a correre dietro un pallone, il padre Cosimo esige che vada bene a scuola. Solo dopo aver visto in pagella tutti voti alti, decide che il giovane Antonio può dedicarsi al suo amore. Provino con il Lecce che lo compra per pochi spiccioli. L’aneddoto lo racconta lo stesso Conte spesso e volentieri: “come ingaggio mi diedero 200 mila lire e 8 palloni”. Da lì il debutto in prima squadra ad appena 16 anni. Un predestinato. Storie di un calcio di altri tempi, romantico e verace. Tuttavia, pur essendo pugliese, Conte con il Napoli ha un appuntamento col destino. Agli inizi di novembre del 1989 il Lecce viene al San Paolo. Il tecnico leccese Carletto Mazzone ci vede lungo, come spesso gli è capitato nella vita, e decide di schierare il “ragazzino” titolare per fargli marcare Maradona. Conte gioca una delle partite più belle della sua vita, non solo marca Dieguito ma segna anche il suo primo gol in Serie A. Alla fine il Napoli rimonta e vince 3-2, ma quello è il giorno del battesimo per Antonio che a fine stagione approderà nientemeno che alla Juventus.

E’ vero, la Juve per Conte significa tutto o quasi. A Torino è diventato uomo e fuoriclasse, ha vinto scudetti, Coppe e soprattutto da allenatore ha riportato la Signora a rivincere il tricolore dopo anni di astinenza. Eppure Antonio Conte resta un uomo del Sud, fiero delle tradizioni e della sua ferrea educazione che trasmette quotidianamente ai proprio calciatori. E così, quell’appuntamento col destino, chiude il cerchio fatale 25 anni dopo. Conte arriva liddove ha cominciato, in quello Stadio che adesso si chiama Diego Armando Maradona, il Dio del calcio che lui aveva marcato da giovanissimo. Si compie l’oracolo e si compie anche un grande desiderio che Antonio confessa lo scorso autunno, proprio di questi tempi ad ottobre, ai microfoni di “Belve” il programma Rai di Francesca Fagnani: “Un giorno mi piacerebbe allenare il Napoli, una piazza calda che mi ha sempre affascinato”. Detto, fatto e firmato. Ai primi di aprile del 2024 il contatto con Don Aurelio, la stretta di mano, la promessa del futuro. Che adesso diventa presente. A 55 anni è la sua più avvincente scommessa. Il Napoli riparte dal suo nuovo mentore, un leader assoluto che è pronto a comandare la rivoluzione. Perché il Sud torni a trionfare e l’azzurro dipinga la nuova Capitale…

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