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Bagnoli, una rinascita da 1,2 miliardi di euro
«Per il 2025 abbiamo tanti obiettivi per migliorare la città e la qualità della vita dei napoletani». Così il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, in merito ai progetti di recupero e di riqualificazione di Bagnoli. Della bonifica di quest’area si parla da almeno 30 anni. Il quartiere di Bagnoli-Coroglio è stato dichiarato sito di rilevante interesse nazionale nel 2014, con apposito decreto legge (decreto legge 133/2014, convertito nella legge 164/2014). La zona, che si estende per quasi 250 ettari, nel corso del Novecento è stata sede di importanti realtà industriali. Tra queste Eternit, Montecatini e, soprattutto, il complesso siderurgico Ilva-Italsider. A causa della crisi del settore, iniziata negli anni ‘70, l’attività industriale si è gradualmente contratta fino alla completa dismissione avvenuta nel corso degli anni ‘90. Nel 1994, un anno dopo la chiusura dello stabilimento dell’Ilva, furono stanziati i primi 400 miliardi di lire, circa 390 milioni di euro di oggi. I lavori iniziarono, ma il cantiere si interruppe dopo pochi mesi a causa di problemi legati alla stabilità del suolo. La demolizione dei vecchi edifici andò avanti per una decina d’anni.
Il problema principale è costituito dalla bonifica della cosiddetta “colmata a mare”, una vasta superficie di 195mila metri quadrati riempita di cemento e scarti dell’altoforno, realizzata alla metà degli anni Sessanta per far fronte alla necessità di ampliare lo stabilimento siderurgico. La colmata venne realizzata riempiendo il tratto di mare compreso tra i due pontili a servizio dello stabilimento, tombando la costa. Al di là di qualche ricognizione commissionata per capire quanto sia inquinato quel tratto di mare, nessuno è mai intervenuto sulla colmata, nonostante sia stata rilevata la presenza di amianto, arsenico e mercurio.
Nel 2002 il Comune di Napoli aprì una società – Bagnoli Futura – con lo scopo specifico di riqualificare l’ex area industriale. Il progetto prevedeva, tra l’altro: la realizzazione di un parco, di una spiaggia, di un “parco dello sport”, di infrastrutture per la ricerca e di strutture adatte alla ricezione dei turisti. Già dalle prime fasi del progetto si accumularono ritardi. Nel 2011 ci fu un primo sequestro di terreni legato alle mancate bonifiche e nel 2013 la Procura di Napoli indagò 21 persone tra dirigenti di enti locali e di Bagnoli Futura con l’accusa di disastro ambientale.
Nel 2019 Invitalia, società partecipata dallo Stato a cui fu affidata la gestione del recupero, organizzò un concorso internazionale di progettazione poi vinto dalla proposta chiamata “Balneolis”, presentata da 12 società tra studi di progettazione architettonica, urbana e paesaggistica. Si prevedeva la realizzazione di un parco naturale, con la rimozione della colmata a mare, per unire la costa alla collina; una zona chiamata “bosco produttivo” con il recupero delle coltivazioni arboree e delle specie autoctone; un parco urbano vicino al quartiere residenziale e alle nuove costruzioni. Secondo le stime, la rimozione completa della colmata costerebbe 650 milioni di euro mentre la sigillatura consentirebbe di risparmiare circa 280 milioni di euro e sarebbe più veloce. Manfredi, che è anche commissario straordinario di governo per il sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio, ha detto che non è soltanto una questione economica: «C’è anche il tema dell’impatto ambientale, della movimentazione di oltre un milione di metri cubi di materiale che va smaltito e il cui trasferimento è previsto via terra su camion che necessariamente attraversano la città».
Con il protocollo d’intesa firmato tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo cittadino di Napoli si spera nell’accelerazione dei lavori di bonifica. Infatti sono stati sbloccati i fondi necessari all’attuazione degli interventi di risanamento e rigenerazione urbana dell’area. Grazie al decreto Coesione, sono stati riconosciuti un miliardo e 218 milioni di euro. Sarà anche una grande opportunità per l’occupazione. Secondo le stime, la bonifica e il rilancio del sito potranno portare a Napoli 10mila posti di lavoro da qui al 2031 tra diretti e indiretti. Le assunzioni potranno riguardare operai, tecnici e ingegneri da adibire ai lavori di bonifica, di costruzione di nuove infrastrutture e nuovi edifici e di recupero di quelli esistenti. Oltre ad altri profili in ambito commerciale e turistico.
Il programma di rinascita di Bagnoli-Coroglio prevede anche un pacchetto di nuovi obiettivi. Tra questi la realizzazione di 130 ettari di parco urbano con impianti sportivi e siti archeologici industriali, di 13 chilometri di percorsi ciclabili e di due chilometri di waterfront, che renderanno balneabile il tratto costiero. Il piano di rilancio include la riqualificazione di Borgo Coroglio e la produzione di 8 GWh di energia solare.
«La città di Napoli – conclude Luigi Della Gatta, presidente dei costruttori di Ance Campania – è interessata da importanti investimenti che vanno anche oltre il Pnnr: a Bagnoli si partirà finalmente con la bonifica e rigenerazione. La nostra speranza che lo scontro politico sui fondi Fsc, a volte anche feroce, non arrivasse al piano istituzionale riuscendo a mantenere separati i due ambiti, finora è stata vanificata. Il governo centrale, con l’accordo di Bagnoli, ha deciso di dedicare 1,2 miliardi di euro a un intervento storico e strategico per il nostro territorio. Ma, come ricorda spesso e giustamente il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, si tratta comunque di soldi della Regione Campania. Tenere ulteriori risorse bloccate significa tenere fermi al palo progetti decisivi per lo sviluppo delle imprese e dei territori della nostra regione. Cittadini e imprese sono quelli che finora hanno perso di più. Ulteriori ritardi determinerebbero danni non più recuperabili».(M.C.)
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