Il dramma degli insegnanti di sostegno

Gli insegnanti di sostegno non bastano, eppure molti sono disoccupati. A fine maggio, il decreto 71 ha cambiato le regole per la specializzazione onde ridurre il precariato e favorire l’inclusione degli studenti con disabilità… Ma il decreto, secondo alcuni esperti, presenta criticità. Due i punti principalmente contestati: la riduzione dei requisiti formativi per l’accesso all’insegnamento, che pregiudicherebbe la qualità della preparazione; e l’inserimento nelle graduatorie provinciali per le supplenze (GPS) di docenti con titoli esteri non riconosciuti in Italia. Scoramento e rabbia dei tanti insegnanti di sostegno specializzati “storici” che hanno affrontato a suo tempo un rigoroso iter di formazione e che quest’anno sono rimasti senza lavoro, rischiando per giunta di retrocedere nelle graduatorie… Cresce la protesta dei precari – già scesi in piazza sotto la sede del MIM, Ministero dell’istruzione e del merito (nella foto) – . E, anche da Napoli, in molti hanno fatto ricorso alla giustizia amministrativa. Secondo i dati del Ministero nell’anno scolastico 2024/25 a livello nazionale i docenti di sostegno sono poco più di 200mila (istituiti 205.253 posti compresi quelli in deroga dei quali 17.619 in Campania) a fronte di oltre 300mila studenti con certificati di disabilità (331.124 su un totale di 7.073.587 studenti; in Campania 35.299 su un totale di 787.901).

Anni di studi, spese, disagi: per diventare insegnante di sostegno specializzato infatti bisogna avere una laurea idonea ad accedere al Tirocinio formativo attivo (TFA) e poi superare un apposito concorso. Il TFA Sostegno include una prova preselettiva; scritti, orali e un anno formativo di 8 mesi in presenza accumulando 60 crediti formativi universitari (CFU) scandito da una ventina di esami e con tesi. Il piano del MIM contro il precariato riguarda circa 85mila docenti sul sostegno non specializzati. E col decreto 71 diventato legge 106/2024 le regole cambiano. Per ridurre la carenza di insegnanti si è trovata una scorciatoia. Almeno per due anni, il Ministero prevede nuovi TFA per il sostegno da soli 30 crediti formativi – dimezzati rispetto ai percorsi formativi standard di 60 CFU – e dà la possibilità di parteciparvi a due categorie: insegnanti con tre anni di esperienza nel sostegno (supplenti non ancora specializzati); docenti con titoli di specializzazione esteri non ancora riconosciuti in Italia. E poi, oltre ai percorsi affidati ordinariamente alle Università, fino al 31 dicembre 2025 la specializzazione si potrà conseguire anche con corsi attivati dall’INDIRE (Istituto nazionale documentazione innovazione e ricerca educativa) prevalentemente di università private ed on line.

Nel frattempo, ciò provoca uno sconvolgimento nelle graduatorie. Si tratta di oltre 10mila docenti che, inseriti “a pettine” senza avere ancora la specializzazione, scalzano con i loro punteggi quanti, già specializzati, scendono in graduatoria di decine o centinaia di posti. Una novità ritenuta ancor più penalizzante (per i riflessi in termini di punteggio) in quanto segue l’ordinanza ministeriale 88 del 16 maggio 2024 con la quale si stabilivano percorsi abilitanti su materia “senza una precedente chiara informativa sui punteggi e in particolare sul fatto che era previsto un bonus di 36 punti sulle graduatorie per il sostegno. E ciò a pochi giorni dall’apertura delle graduatorie, per cui non ci fu la possibilità di iscriversi!”, accusano alcuni dei precari specializzati. Trentasei punti, pari a ben 3 anni di servizio. “Chi entra ex novo in graduatoria con 36 punti scavalca inesorabilmente i docenti precari da anni”, spiegano gli interessati: “Se lo avessimo immaginato, avremmo chiesto un prestito pur di partecipare…”. I corsi costano. “Ero fiduciosa ma adesso mi trovo in un buio totale”, confessa una docente storica che è stata sbalzata all’indietro di ben 1400 punti. Corsi online, magari di due mesi, equiparabili ai TFA universitari? “Una formazione superficiale rischierebbe di vanificare il tutto”, dicono gli insegnanti storici, che si sentono discriminati: “Quanto ai docenti con titoli esteri non riconosciuti, dovrebbero essere inseriti in fondo alle GPS per evitare che scavalchino chi ha ottenuto la qualifica attraverso i percorsi tradizionali”. Insegnanti specializzati insufficienti, eppure tanti ora stanno a casa. Stabilizzando i precari, si assicurerebbe anche la continuità didattica.

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