Il flop del Napoli. Mai andare al mercato con le tasche gonfie
C’è delusione, inutile nasconderlo. Il Napoli presentava lacune di organico e tutti, a cominciare da Conte, (che pure in estate si era invece detto ufficialmente “soddisfatto”) auspicavano che potessero essere “riparate” durante il mercato invernale. Nulla di tutto questo è accaduto, anzi è chiaro che l’organico stesso risulta ora addirittura indebolito. Uno sproposito.
Ma che cosa esattamente è accaduto? Semplice: l’organico si presentava raffazzonato ab initio, a dispetto dei 150 milioni pur esemplarmente spesi da De Laurentiis. Non si può pensare di puntare alla rinascita, dopo le scelleratezze del decimo posto, partendo con un modulo a tre in difesa e con soli quattro centrali, di cui uno (Rafa Marin) per niente affidabile agli occhi del tecnico, tant’è che ancora deve debuttare in serie A. E non si può puntare quanto meno alla Champions non contemplando un sostituto di Anguissa, che infatti comincia a palesare i primi segnali di stanchezza, e uno di Kvara, visto che Neres era stato ufficialmente acquistato per fare il vice di Politano e in questa veste era stato utilizzato prima della “fuga” dello stesso Kvara. Il tutto aggravato dal fatto che Conte, come tutti gli allenatori (ricordate Gattuso che nemmeno faceva allenare Lobotka?) ha le sue fisime e che non “vede” Ngonge, per cui gli preferisce addirittura Mazzocchi ( da farti venire l’orticaria) nei cambi degli ultimi dieci minuti (e così c’è scappato il pari della Roma). Roba cui non sarebbe ricorso nemmeno il Trap, che pure si chiudeva per difendere il risultato, ma che al posto dell’attaccante faceva entrare un centrocampista.
Ebbene queste evidenti lacune di impostazione rendono ancor più miracoloso il lavoro il tecnico. Il Napoli è ancora primo in classifica, a dispetto di tutto (arbitraggi scandalosi), di tutti (gli immancabili menagrami) e dei pronostici. Basti solo pensare che il Napoli ha chiuso l’anno scorso a 53 punti, al decimo posto, e che ora, alla ventitreesima giornata, ha già conquistato 53 punti, per comprendere l’entità del miracolo di Conte, reso possibile con l’ausilio dei 150 milioni spesi dal presidente e nonostante i vuoti di organico di cui abbiamo parlato.
Una società organizzata sarebbe corsa ai ripari, individuando sin da settembre gli obiettivi e tessendo trattative e accordi preliminari per giungere preparata all’appuntamento con il mercato di riparazione, cioè il 2 gennaio. Un’esigenza obbligata e aggravata, nel frattempo, dal serio infortunio patito da Buongiorno, che avrebbe dovuto suggerire, per non dire imporre, un intervento immediato proprio in quel settore.
E invece De Laurentiis e il suo staff si sono fatti trovare impreparati, lusingati dalla prospettiva di ingaggiare Danilo a costo zero. Direttive presidenziali o inesperienza del giovane Manna? Probabilmente entrambe.
Fatto sta che a questa condizione di tentennamenti e di incertezza si è aggiunto un secondo ancor più colpevole errore di strategia. Dilettantismo. Concedere, cioè, il via libera alla vendita di Kvara (che a 75 milioni comunque andava concesso, ci mancherebbe) prima di procedere agli acquisti, con la conseguenza che tutti gli interlocutori, sapendo delle ricche tasche di De Laurentiis, hanno tentato di “prenderlo per il collo”. Settanta milioni per il ventenne Granacho, quaranta per lo sbarbatello diciannovenne Comuzzo. Nell’ambiente si ciancia dell’amicizia DeLa-Commisso, che amico! In tempi normali e senza presentarsi al tavolo con il gruzzolo ricavato dalla cessione di Kvara probabilmente le richieste sarebbero state dimezzate.
Ecco spiegato il flop del mercato invernale. Ora bisogna sperare che Conte non se la leghi al dito, che la smetta di far giocare solo gli undici “titolarissimi” (a Napoli già con Sarri abbiamo pagato lo scotto di queste scriteriatezze), visto che se è vero che non gioca le Coppe è pur vero che utilizzando sempre gli stessi ottiene, per loro, lo stesso affaticamento che subirebbero se dovessero essere impiegati su più fronti.
L’organico quindi con il quale bisognerà affrontare le ultime 15 partite è corto e insufficiente? Certo che sì, ma volendo, negli incontri più “malleabili” Conte potrebbe sulla carta dare un po’ di sollievo a qualcuno dei più stanchi e non sarebbe una follia. Spinazzola, Mazzocchi, lo stesso Jean Jesus, Ngonge (sì, Ngonge e senza “partiti presi”), Gilmour, Raspadori, Simeone e persino i nuovi arrivati Billing e Okafor possono dare una mano. Ovviamente a patto che non li si faccia scendere in campo tutti insieme, com’è improvvidamente avvenuto in Coppa Italia con la Lazio.
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