Il gas naturale e la geopolitica
Il gas naturale, risorsa energetica fondamentale, ha sempre avuto un ruolo cruciale nel definire le dinamiche geopolitiche globali.
Russia, Turchia, Stati Uniti, Europa e i paesi BRICS sono tutti coinvolti nel mantenimento dei delicati equilibri internazionali, pertanto è prioritario determinare il loro ruolo nella complessità strategica, economica e di relazioni in questo ambito.
La possibilità per la Turchia, ponte tra Asia ed Europa, di divenire un hub del gas naturale ha innescato una complessa dinamica geopolitica. Da un lato rappresenta, senza alcun dubbio, un’opportunità per la Turchia; dall’altro, non sono certamente pochi i rischi e le sfide cui si andrebbe incontro. La Turchia infatti si troverebbe in una posizione di influenza, potendo controllare massicciamente il flusso di gas verso l’Europa; inoltre, i ricavi delle transazioni permetterebbero al Paese di diversificare le proprie fonti energetiche ma, soprattutto, la inevitabile cooperazione energetica porterebbe a consolidare i suoi rapporti con la Russia. Se, dunque, le condizioni politiche ed economiche lo permettessero diventerebbe un nodo energetico di rilevanza mondiale, determinando un riassetto degli equilibri energetici in Europa e in Asia; ciò, unito a nuove e competitive alleanze, porterebbe ad una transizione del potere globale: un altro colpo al ruolo predominante dell’Occidente.
I rischi si potrebbero configurare in un consolidamento dell’influenza di Mosca nella regione turca indebolendo così l’Unione Europea. È quindi necessario che l’Europa trovi un equilibrio tra la necessità di garantire la sicurezza energetica e quella di promuovere i propri interessi strategici. Se la Turchia consolidasse il suo ruolo di hub energetico, l’Europa rimarrebbe in gran parte dipendente dal gas russo rafforzando il potere negoziale di Mosca e aumentando la vulnerabilità dell’Unione Europea.
La crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina e la crescente consapevolezza dei rischi legati alla dipendenza dai combustibili fossili potrebbero spingere l’Europa ad accelerare la transizione verso fonti di energia rinnovabili e più sostenibili.
Il gas naturale, che ha plasmato le relazioni internazionali dell’Europa per molti anni, continuerà a farlo nei prossimi decenni, quindi la capacità dell’Unione di gestire la transizione energetica e sottrarsi al monopolio di alcune potenze sarà determinante per il suo futuro sulla scena internazionale.
Intanto l’America sostiene la Turchia a diventare un hub soprattutto perché, promuovendo alternative al gas russo, gli Stati Uniti mirano a ridurre l’influenza della Russia sull’Europa. Ancora una volta, l’Europa diviene strumento di tutti i meccanismi che si muovono al di sopra di essa.
Non bisogna poi trascurare il ruolo dei paesi BRICS che, con le loro crescenti economie e le loro ambizioni energetiche, stanno ridefinendo il panorama mondiale del mercato del gas naturale, essenziale per alimentare l’industrializzazione e lo sviluppo economico soprattutto in settori come l’energia elettrica, l’industria e i trasporti.
In questo quadro in evoluzione, così complesso e nel quale sembra ci sia posto per tanti, ancora una volta l’Unione Europea ne esce malconcia, come se non avesse alcun peso nelle decisioni internazionali. Anzi, pare addirittura che l’Europa sia incapace di trovare una qualunque strada se non quella indicata dal frustino impugnato dalle grandi potenze.
Quindi il desiderio – l’illusione – dell’Unione di essere competitiva sul piano mondiale non potrà far altro che rimanere tale.
Inoltre, se il ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione rimane quello che abbiamo visto in questi giorni, con la Meloni unico rappresentante mondiale presente al giuramento di Trump alla Casa Bianca, è chiaro aspettarsi che il nostro Paese faccia da cavallo guida dell’Europa sotto la sferza degli USA.
NUCLEAR
Non vedo, non sento,
non odo che cinguettii
di teneri uccelli
che poggiano
le umide piume
sui pochi rami secchi
lasciati soli dalla matrigna
natura umana…
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