Il riscatto della cultura: verso qualità e trasparenza
di Francesco Terrone
Il panorama culturale contemporaneo, che dovrebbe essere tesoro inestimabile per un Paese come il nostro, appare sempre più scarno dal punto di vista qualitativo e professionale: sembra di perdersi in un labirinto senza via d’uscita.
Spesso ho riflettuto sul concetto di “industria culturale” – a mio modo di vedere un ossimoro in quanto non condivido l’omologazione culturale – e ho anche condiviso queste mie considerazioni inoltrandole al Presidente della Repubblica, ai vari Presidenti del Consiglio che si sono succeduti, agli Ordini professionali ma senza avere, ahimè, mai una risposta.
Sono convinto che questo perseverare nel lucrare sul sapere danneggi profondamente anche la nostra identità, antica e di spessore indiscutibile, di popolo che si è abbeverato alle dolci e profonde acque della cultura classica e mediterranea.
Siamo, come ho espresso più volte, di fronte alla “mercificazione della cultura”, quella che facilmente si compra presso università telematiche e online.
Finalmente, di fronte al continuo scempio, siamo ad una svolta?
Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha aperto un’inchiesta sulle presunte irregolarità circa il rilascio di titoli di studio e abilitazioni professionali da parte di alcune università telematiche private in Italia. Pare infatti che finalmente stiano venendo a galla procedure fumose mancanti delle necessarie autorizzazioni oltre che caratterizzate da tempistiche lampo: lauree false e abilitazioni sprint! Ecco di fronte a cosa ci troviamo…
E così gli “asini” aumentano e il timore che gli stessi possano diventare la nostra futura classe dirigente fa rabbrividire.
Tale situazione sicuramente insinua dubbi sulla credibilità e la qualità del nostro sistema d’istruzione e ci sprona a riflettere sulla necessità di proteggere il sistema educativo, formativo e professionale.
L’istruzione deve essere di qualità ed è necessario intraprendere tutte le azioni necessarie a contrastare questo dilagante depauperamento culturale. Se ciò dovesse comportare anche l’annullamento delle abilitazioni e dei titoli “concessi”, importanti sanzioni e addirittura la revoca delle autorizzazioni date alle varie università ed istituti, ben venga pur di allontanare la morte della Cultura.
Il Ministero deve necessariamente adottare tutte le misure che garantiscano trasparenza e la corretta e giusta distinzione tra chi veramente ha lavorato per ottenere la laurea e chi, facilmente, si è recato al mercato e, al miglior prezzo trovato, ha comprato la laurea da spendere ovunque a danno di un’intera comunità costretta evidentemente a subire danni irreparabili.
Da professionista e attento osservatore del mondo, credo sia doveroso, al fine di distinguere tra chi compra e chi studia veramente, tra chi ha conseguito una laurea sprint e chi frequentando l’università, istituire la tracciabilità dei percorsi professionali così garantendo massima trasparenza.
Siamo stanchi, sì, ma ben consapevoli che la nostra Italia ha bisogno di professionisti competenti e qualificati, non di mercato dei titoli!
LA CULTURA DEI FOLLI
Ulula nel cielo
il canto del coyote,
ulula nel vento
la cattiveria dell’usurpatore
che viene da un mondo
dove è sempre notte,
dove la nebbiolina priva di vento
acceca le menti e divora le parole.
Ulula il coyote
quando la preda morente
fissa gli occhi al cielo
per gridare al mondo che
l’immonda creatura
creata per caso
canta vittoria.
Quando l’intelligenza diventa business,
la stessa muore nel mare della vergogna!
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