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Le imprese di costruzioni, i cittadini e la transizione energetica

Le imprese di costruzione stanno assumendo un ruolo sempre più importante nella transizione energetica, spesso anticipando i cambiamenti che la politica e le normative seguono con un po’ di ritardo.

Molte aziende del settore edilizio stanno adottando tecnologie più sostenibili, come l’uso di materiali ecologici, il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e l’adozione di pratiche che riducono l’impatto ambientale.

Tuttavia, anche se le imprese possono essere più rapide ad adattarsi alle nuove esigenze del mercato e della sostenibilità, la politica ha un ruolo fondamentale nel fissare normative e incentivi che possano guidare e accelerare il processo.

L’interazione tra le iniziative delle imprese e le politiche pubbliche è cruciale per creare un sistema coerente e sostenibile.

Servono degli incentivi mirati, sono fondamentali per stimolare sia le imprese che i cittadini a fare il passo verso la transizione energetica, rendendo più accessibili le tecnologie e le pratiche sostenibili.

Le soluzioni come lo sconto in fattura e la cessione dei crediti d’imposta sono già strumenti molto utili, poiché permettono di abbattere il costo immediato per chi vuole investire in miglioramenti ecologici, sia che si tratti di ristrutturazioni edilizie che di installazione di impianti più sostenibili.

Grazie agli incentivi fiscali come il Superbonus, si è raggiunto l’8,9% di risparmio energetico nel settore residenziale, superando metà dell’obiettivo UE del 16% entro il 2030, sebbene il 54% delle abitazioni appartiene ancora alle classi energetiche peggiori.

Inoltre, è cruciale che le politiche considerino le differenti capacità economiche dei contribuenti.

Incentivi scalabili, che tengano conto del reddito o della situazione finanziaria, potrebbero garantire che anche i cittadini con minori risorse possano accedere a queste opportunità.

Potrebbero essere utili, per esempio, incentivi più generosi per le famiglie a basso reddito o per le piccole imprese che non hanno la stessa capacità di investimento delle grandi aziende.

Nel frattempo, il Friuli Venezia Giulia ha presentato un piano energetico regionale con investimenti per 800 milioni di euro e la creazione di circa 13mila posti di lavoro entro il 2030. Infatti, il Friuli Venezia Giulia si distingue per avere il consumo pro-capite di energia elettrica più alto d’Italia con oltre 8.000 kWh annui e la seconda bolletta del gas più cara.

Auspichiamo che analoga iniziativa possa essere intrapresa dalla Regione Campania.

 

 

 

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