“Napoli città sabauda?”, i neoborbonici: “No, grazie”
I neoborbonici rispondono alle dichiarazioni fatte da Emanuele Filiberto di Savoia durante le celebrazioni della festa di San Gennaro. “È opportuno – dicono i neoborbonici – chiarire qualche aspetto storico al discendente della dinastia sabauda che unificò l’Italia, tolse a Napoli il titolo di capitale che aveva vantato per circa sei secoli e fece nascere una questione meridionale mai conosciuta prima e tuttora irrisolta”.
Il Movimento Neoborbonico “apprezza le iniziative benefiche del principe sabaudo”.
“Apprezziamo – spiegano i neoborbonici – anche l’amicizia con gli attuali discendenti dei Borbone visto che il principe Carlo di Borbone lo ha accolto con la storica, napoletana e borbonica ospitalità nel Duomo per la cerimonia del miracolo ma le questioni storiche sono una cosa diversa. Non possiamo “accantonare la questione meridionale per come viene concepita” (e cioè con un “fronte” sabaudo e l’altro borbonico) perché sarebbe troppo comodo farlo per il rappresentante di una dinastia che la questione meridionale l’ha portata in un Sud che fino ad allora conosceva solo primati economici e culturali positivi”.
I neoborbonici, inoltre, hanno inviato a Filiberto anche l’elenco di quei primati e delle opere realizzate dai Borbone con un confronto con quelle realizzate dai Savoia (una Galleria e poco altro), aspetti che rendono antistorica l’espressione “Napoli è una città molto sabauda”. Del resto il famoso referendum del 1946 con molti voti monarchici a Napoli fu il frutto di sette secoli di monarchia e della mancata diffusione, all’epoca, della verità storica sull’unificazione italiana e sulle sue conseguenze (saccheggi, massacri, emigrazioni) tra censure politiche e storiche e severe selezioni delle classi dirigenti.
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