Napoli e il Sud hanno bisogno di raccontarsi e non di essere raccontati
La Napoli e il Sud hanno bisogno di raccontarsi e non di essere raccontati da terzi, per interessi che sono estranei o addirittura contrari a Napoli e al Sud. E ora avranno un mensile cartaceo nuovo, che si aggiunge a un quotidiano online.
I meridionali prendono coscienza sempre più della condizione coloniale cui sono stati costretti con una invasione militare incredibilmente ancora negata, 163 anni fa (ma gli stati nazionali sono nati quasi ovunque così e con massacri persino peggiori di quelli compiuti per anni, dall’esercito sabaudo e le truppe cammellate locali, per annettere e domare il Regno delle Due Sicilie. Negli Stati Uniti si sterminarono, nella guerra di secessione, con una ferocia che le successive due guerre mondiali non riuscirono a eguagliare).
Quindi, più si sa di sé, più si scopre che il “meridionale” (e non lo eravamo mai stati, di nessuno, finché un Nord non ci si impose, definendo un’Italia “superiore” e una “inferiore”), più “vogliamo dire la nostra”, rappresentarci da noi stessi, nel bene e nel male e non essere rappresentati, come dire…?, di sponda. Quindi vanno incoraggiati tutti i tentativi in tal senso (a titolo esplicativo, si segnala la nascita di una coraggiosa testata online che si chiama “L’identitario”).
E “Napoli Oggi” è una piacevolissima riconferma, perché il quotidiano cartaceo di Alessandro Migliaccio gratuitamente diffuso in città fu non solo la bella iniziativa di un bravo giornalista, ma anche un subitaneo e meritato successo.
La pandemia di covid-19 ci chiuse in casa e fece abbassare le saracinesche dei locali pubblici, bucando le gomme all’edizione cartacea del giornale, che continuò a vivere sul web, ma con fatica (chiusero anche le case automobilistiche, le fabbriche…). La tenacia di cui è testimone il rilancio e lo sdoppiamento (una bella crescita per partenogenesi) di “Napoli Oggi”, dice quanto sono ormai radicati i nostri bisogni e le nostre convinzioni che possono essere soddisfatti solo da una comunicazione non eterodiretta. Basti vedere come quasi tutti i quotidiani del Sud si pieghino agli interessi di chi ci vuole ancora colonia, persino in vergognoso e servile entusiasmo per l’Autonomia differenziata (gli ascari, nelle colonie, pur di essere promossi capi di qualcosa, comandavano i plotoni di esecuzione per giustiziare i patrioti. Magari chiamati “briganti”, “banditen”, “terroristi”; o insegna(va)no a scuola, all’università, che gli antenati dei neri catturati in Africa e venduti schiavi nelle isole caraibiche erano biondi, con gli occhi azzurri e francesi; o che da noi “liberavano” queste terre, e vi portavano la libertà e la civiltà, sequestrando e torturando mogli e figli dei resistenti che non si consegnavano per farsi uccidere). Certo, che l’editore si chiami (fieramente) Terrone, sembra fatto apposta. E forse è proprio così, se avevano ragione i nostri padri greci, secondo cui le coincidenze sono il modo con cui gli dei ci dicono le loro intenzioni.
Buona fortuna, quindi, con un invito a ricordare (ma non credo ce ne sia bisogno) che la verità non è un ingrediente di ricette per piacere a tutti, donde la presunta saggezza che la dose giusta sia “quanto basta”: non ama le mediazioni. Quale che sia la dimensione degli strumenti a disposizione, ognuno come sa, ognuno come può, ha il dovere, a Sud (e ovunque qualcuno venga diminuito nella sua umanità) di ascoltare l’esortazione dell’inquieto De Andrè: servono “voci potenti, per il vaffanculo”.
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