Perché la guerra?
di Francesco Terrone
Stanotte ho fatto un sogno! Era bello. Ho sognato un campo di grano e dentro correvano donne e bambini di tutte le età, di tutti i colori; aspettavano i loro mariti, i loro papà perché dovevano stringersi tutti e vivere finalmente in pace. Mi sono svegliato: uno scenario turpe e terrificante mi si è parato davanti agli occhi, nel cuore il freddo di una angoscia insopprimibile, nella mente sempre la solita domanda che non trova alcuna risposta. Perché?
È un mondo sciagurato quello che viviamo. La guerra, maledetta guerra, ci uccide e noi fermi, immobili ad osservare la tragedia di uomini scellerati che continuano ad agire per smania. Una follia si dipana e il mondo tace. Tutti tacciamo e intanto le forze belliche si srotolano senza tregua.
Sono ormai trascorsi giorni da quando i soldati di Kiev hanno invaso il territorio russo: le forze ucraine non intendono fermarsi. È sbalorditivo! Il confine russo ha dimostrato la propria vulnerabilità e questo pone in una dimensione diversa la considerazione della guerra, anche da parte degli stessi russi. Ma, pur essendo un inesperto e considerando che la compagine russa non può essere così sprovveduta né superficiale nella difesa, sarebbe possibile pensare che la Russia abbia voluto tirare un vero e proprio tranello all’Ucraina? È stata quella russa una furba strategia militare capace di attirare e convincere gli ucraini a farli entrare nel proprio territorio? Un po’ come un cavallo di Troia, una vera e propria macchina da guerra, utilizzato come una attrazione per scoprire, poi, soltanto distruzione, massacri e carneficine a danno degli ucraini. Sembrerebbe una gara. Chi conquista più chilometri di territori: più la Russia o più l’Ucraina? Ragionando potrebbe trattarsi non di un mero gioco, ma di tattiche e piani bellici per massacrare il nemico.
Non considero umano che un presidente, quello ucraino, possa sbandierare al mondo intero che le sue forze militari siano riuscite ad occupare 92 insediamenti nella regione russa di Kursh e che hanno catturato il maggior numero di prigionieri russi in una sola operazione di guerra. Dove stiamo andando? E il suo urlo agli alleati di utilizzare le armi a lunga gittata per fermare il nemico ha tutto il suono di annuncio di morte, sempre di più. Una morte che si alimenta anche della considerazione dei prigionieri di guerra come fondo di scambio. Parole terrificanti. Ancora una volta, però, mi chiedo se gli ucraini siano stati indotti ad attaccare. A Kursh, i militari hanno paura di sparare; sono giovani e probabilmente sono consapevoli che nessun esercito dell’aeronautica né carri armati possano aiutarli a sostenere questa guerra il massacro, la morte.
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