“Quando Lei è dovuta Partire” di Mario Artiaco

La storia del più difficile addio, quello cui non si è mai pronti. Moltiplicando tre e sette, si ottiene ventuno. Tre è il numero perfetto, nonché l’inizio, la trinità. Il sette incarna la fine, sono sette infatti le teste del drago rosso dell’apocalisse. Ventuno sono i grammi dell’anima. Il terzo giorno (3) della settimana (7) è il mercoledì e… “la tua rosa rossa verrà recisa il primo mercoledì di un mese di febbraio”.   Febbraio è il secondo mese dell’anno e per due volte ho scritto ventuno capitoli. I primi ventuno sono la cronistoria della medesima data: 03/02/21.I secondi il racconto di alcuni giorni precedenti e altri successivi a quel mercoledì che ha cambiato per sempre la mia vita.
Questa è la sinossi di “Quando Lei è dovuta Partire” scritta dall’ autore stesso Mario Artiaco, a mo’ di nota per spiegare cosa e come andrà a raccontare. Poche righe asciutte, per lo più numeri. Cifre che dovrebbero essere asettiche, innocue, ma chi conosce la numerologia, ne comprende la potenza che, in questo caso, va al di la’ del simbolo. Un conto alla rovescia di chi capisce che il tempo sta per scadere, eppure riesce a percorrerlo a ritroso per non perderne un attimo di quel tempo prezioso. Prezioso, ecco, questa è la parola più giusta per definire l’intento del racconto di Mario Artiaco che, in punta di piedi porta il lettore nel dolore della perdita della cara mamma Maria Francesca. Un libro sicuramente da leggere, che riesce ad emozionare ancor prima di aprirne le pagine, nelle presentazioni o nelle chiacchierate con l’autore.
Io, Lauro e le rose
Tre amici e le loro bravate, l’ingenuità, il sogno, l’incoscienza, la malattia, l’omosessualità, gli abusi e “la morte che pone fine a una vita, non a una relazione”.Due registri diametralmente opposti, il giorno e la notte, la gioia e il dolore, scandiscono il ritmo e le sensazioni. Il primo all’insegna dell’adolescenza, dei giochi, la spensieratezza, o presunta tale, e un viaggio che segna la fine di un’epoca. Il viaggio più strampalato e impraticabile cui si possa ardire. L’altro registro assume toni e circostanze drammatiche e anche l’inesorabile e lento spegnersi del protagonista finisce in secondo piano spodestato dai racconti della sua adolescenza. Il progressivo disvelarsi dell’omosessualità di Raffaele si impossessa della scena ma le scoperte circa la sua malattia e la sua convivenza con don Peppino, benefattore incontrato all’oratorio del Santuario della Madonna di Pompei, rubano la scena e infittiscono la trama.L’ordine cronologico non viene rispettato. Raffaele racconta, e chiede di raccontare, avvenimenti assolutamente disparati nei toni, nei tempi e nelle ambientazioni. Il suo umore e le sue condizioni fisiche la fanno da padrone. Il tempo stringe e non intende terminare il suo viaggio terreno tormentato da rimorsi e rimpianti. Nulla vorrebbe fosse indiviso, incompiuto. Dove può, mette rimedio, ma alcuni avvenimenti non dipendono dalla sua sola volontà e così la madre, sorda e tracotante, incapace di accettare la sua natura, nulla compie nonostante il richiamo disperato del figlio morente la vorrebbe al suo capezzale.Un romanzo d’Amore. E non si intenda quello che alberga tra uomo e donna o tra persone dello stesso sesso. Si narra anche dell’amore che lega indissolubilmente le vite di tre amici, amici da bambini e fin all’ultimo respiro, dell’amore incredibilmente incompiuto, non corrisposto, tra una madre e un figlio, dell’amore per un fratello e per una sorella. Dell’amore per “l’uomo dei due sogni” e l’escamotage che finge utilizzare il protagonista attuando una fuga al fine di raggiungere il più grande calciatore di tutti i tempi all’alba della finale dei mondiali di “Mexico ‘86”, dell’amore per padri assenti e silenti, dell’amore che resta comunque e sempre più forte della morte.

MARIO ARTIACO

Mario Artiaco, classe ‘75, napoletano, ma soprattutto Maradoniano doc, quattro splendide figlie femmine e due beagle, si descrive come sognatore, innamorato, matto, estroverso, con una sola ed insindacabile certezza fin da piccolo: scrivere. Ex figlio ( ma non se ne perdono mai i benefici), ex bancario triste, ma grato, lascia il posto fisso per diventare un viaggiatore presso il dolore degli ultimi, quello che difficilmente gli altri sono disposti a visitare. Questa scelta di vita lo porta ad immergersi in diverse realtà professionali e non, che diventano vere e proprie esperienze da cui imparare, che racconterà anche nelle sue storie, durante la sua nuova vita come scrittore.

Le sue attività più disparate lo vedono impegnato come educatore nelle carceri e nelle comunità per tossicodipendenze. E’ responsabile nazionale di un’associazione contro il bullismo ed è molto attivo nelle campagne sociali nelle scuole per la sensibilizzazione di temi inerenti alla donazione di organi e di midollo.

Nel 2017 arriva il suo romanzo d’esordio “Io, Lauro e le rose”, un’intensa e coinvolgente storia sul pregiudizio, l’amore, l’amicizia e l’omofobia. “Io, Lauro e le rose” rappresenta un vero e proprio caso editoriale, non solo perché ha oltrepassato la quota di cento presentazioni in giro per l’Italia, ma è il primo romanzo autopubblicato ad essere stato presentato al Salone internazionale del libro di Torino. Lo scrittore, coerente con se stesso e con il suo ideale di libertà, sostiene fortemente il self publishing, nel rispetto delle idee dell’autore contro ogni forma di manipolazione da parte delle case editrici, portando avanti anche la battaglia contro la richiesta di contributi economici da parte di quelle realtà editoriali che sviliscono, sfruttano, mercificano l’arte della scrittura. In nome di questa libertà anche i successivi libri di Mario Artiaco sono autopubblicati e presentati in diverse situazioni che abbracciano ogni tipo di pubblico, anche e soprattutto quello delle scuole.

Nel 2023 Mario Artiaco mette completamente a nudo la sua anima, nel difficile, struggente, poetico addio alla cara madre Maria Francesca nel romanzo “Quando Lei è dovuta Partire”. Il racconto, intenso, sintetico, a tratti ironico, coinvolgente, dell’ultimo periodo della vita di una madre, accompagnata “Oltre” dai figli e dai nipoti, è una storia che lascia spunti sul difficile tema del fine vita, ma che racchiude tutta la filosofia di vita di Mario Artiaco: “Amare è lasciar andare”.

Nel gennaio 2024 pubblica “21 storie che non hanno voce” in cui l’autore snocciola ventuno storie con l’intento di dare dignita’ e voce a chi non ha più voce. Storie frutto di fantasia o, in taluni casi, talmente vere e scottanti, da essere state sepolte sotto tonnellate di silenzi ed indifferenza. Un viaggio attraverso i colori e le sfumature dell’animo umano raccontato, anzi dipinto, senza giudizio, ma restando accanto ai protagonisti che sono uomini e donne di questo tempo e che, senza una penna così sensibile, non avrebbero avuto voce, non avrebbero avuto memoria, non avrebbero avuto la dignità che ogni essere vivente merita.

 Ufficio stampa Manuela Ragucci manu3laragucci@gmail.com 338/3116674

Share this content:

Alessandro Migliaccio Giornalista e scrittore, autore di numerose inchieste nazionali sulla camorra, sugli sprechi di denaro pubblico, sulla corruzione, sulle truffe e sui disservizi in Italia. Ha lavorato dal 2005 al 2020 per “Le Iene” (Mediaset), affermandosi con una serie di servizi che hanno fatto scalpore tra cui quelli sulla compravendita di loculi nei cimiteri, sulla cosiddetta "terra dei fuochi" e sulla pedofilia nella Chiesa. Ha lavorato anche per “Piazza pulita” (La7), Il Tempo, Adnkronos, E-Polis, Napolipiù, Roma, Il Giornale di Napoli e Il Giornale di Sicilia. Ha scritto tre libri di inchiesta (“Paradossopoli – Napoli e l’arte di evadere le regole”, ed. Vertigo 2010, “Che s’addà fa’ pe’ murì – Affari e speculazioni sui morti a Napoli”, ed. Vertigo 2011 e “La crisi fa 90”, ed. Vertigo 2012) e un libro di poesie (“Le vie della vita”, ed. Ferraro 1999). Ha ricevuto una targa dall'Unione Cronisti Italiani come riconoscimento per il suo impegno costante e coraggioso come giornalista di inchiesta. Ha ricevuto anche il Premio L'Arcobaleno napoletano dedicato alle eccellenze della città partenopea. È stato vittima di un'aggressione fisica da parte del comandante della Polizia Municipale di Napoli nel 2008 in seguito ad un suo articolo di inchiesta ed è riuscito a registrare con una microcamera nascosta l'accaduto e a denunciarlo alle autorità devolvendo poi in beneficenza all'ospedale pediatrico Santobono di Napoli la somma ricevuta come risarcimento del danno subito. Nel 2017 ha fondato e diretto per alcuni anni Vomero Magazine, nel 2019 ha fondato il quotidiano Napoli, di cui è stato direttore per 4 anni. Attualmente, oltre agli articoli per Napoli Oggi, lavora anche per Napoli Today dove pubblica inchieste e approfondimenti sulla città ed inoltre collabora con la trasmissione Striscia la Notizie oltre che con le riviste Oggi e Giallo.

Commento all'articolo