Se i cocchieri di Napoli parlano come i vù cumprà
C’era una volta il cocchiere, l’antesignano del tassista moderno, a cui era affidato il trasporto pubblico. Un mestiere, quello del cocchiere, che si tramandava da padre a figlio fino a quasi scomparire con l’avvento delle automobili. Negli ultimi decenni, infatti, i cocchieri a Napoli resistevano solo grazie al turismo, ammaliando i visitatori della città con una passeggiata romantica tra le bellezze di Napoli, ed elencando proverbi e curiosità sulla città, un po’ come fanno i gondolieri a Venezia. Poi, però, con l’avvento del boom turistico degli ultimi anni, la situazione sembra essere sfuggita di mano, tanto che adesso, nell’unica carrozzella che incontriamo in piazza del Plebiscito, a guidare il cavallo non c’è più un napoletano ma un extracomunitario. “Capo, un giro 50 euro”, ci dice proprio con la stessa espressione dei vù cumprà sulle spiagge, tra l’altro mentre parla al telefono con qualcuno in un misto tra nigeriano e inglese. Ed ecco che il lato romantico della passeggiata col cocchio svanisce in un istante.
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