Se il ministro ha bisogno degli avvocati per capire che non è il caso di dare un incarico all’amante
di Alessandro Migliaccio
Se il ministro della Cultura italiano ha bisogno di consigliarsi con diversi avvocati e con il proprio Capo di Gabinetto per rendersi conto che far assumere la propria amante nel ministero, seppure con una nomina a titolo gratuito, è un errore sotto tutti i punti di vista, stiamo veramente rovinati. Stimo Gennaro Sangiuliano, adesso ministro della Cultura che tanti anni fa, nel 1998, quando ero agli albori della mia carriera giornalistica, mi incaricava di scrivere recensioni di libri per il quotidiano Roma di cui era direttore responsabile. Però proprio non mi rendo conto di come sia possibile che lui si sia fatto l’amante, tale Maria Rosaria Boccia, le abbia concesso di stargli così vicino durante l’impegno delicato di ministro della Cultura, senza capire che non era il caso di portarsi l’amante appresso.
E soprattutto che per comprendere quanto questo fosse rischioso e sbagliato sul piano pratico, politico ed etico abbia avuto bisogno del consiglio di diversi avvocati e del suo Capo di Gabinetto, come lui stesso dichiara nel corso dell’intervista con il direttore del tg1 Gianmarco Chiocci andata in onda il 4 settembre. “Mi era venuta l’idea di nominare la dottoressa Boccia consigliere per l’organizzazione dei grandi eventi – dichiara Sangiuliano al direttore del tg1 – poi il rapporto con lei è diventata una relazione affettiva, sentimentale, di tipo personale ed io ho continuato a portare avanti l’ipotesi della nomina ma poi mi sono consigliato con alcuni amici legali e con il mio Capo di Gabinetto i quali mi hanno fatto notare che, pur non in presenza di una giurisprudenza marcata, tutto ciò poteva configurare un potenziale conflitto di interessi.. e allora, ad un certo punto, ho mandato una mail al Capo di Gabinetto nella quale l’ho invitato ad interrompere il percorso di nomina della dottoressa Boccia”. Un conflitto d’interessi che lui stesso definisce “sentimentale” ma non solo. E che era talmente evidente che mi fa strano pensare che lui non se ne accorgesse mentre pensava di portarla a cena fuori e contemporaneamente dentro al Ministero della Cultura. Poco dopo, però, Sangiuliano si contraddice sostenendo di aver deciso di interrompere la nomina della dottoressa Boccia “anche” quando si è accorto “che lei stava registrando tutto con degli occhiali spia”. Allora: è una decisione preventiva per evitare possibili conflitti d’interessi come hai detto prima oppure tardiva quando ti sei accorto che la tipa ti stava fregando?
Infine, Genny (come lo chiamavano tutti ai tempi del Roma), per giustificarsi del fatto di non aver pensato che lei lo stesse registrando tutto con quegli occhiali dalla montatura doppia sempre in bella mostra, dà del complottista ai giornalisti che registrano: “io non registro nessuno, anche quando da giornalista facevo un’intervista chiedevo l’autorizzazione, da giornalista non sono mai stato un complottista”. A Sangiuliano, che mi ha visto nascere come giornalista, vorrei dire che io, invece, l’ho sempre fatto in tanti anni, per le mie inchieste con Le Iene, con Piazzapulita e con Il Tempo, di registrare con microcamere nascoste qualcuno. E ciò ha portato a scoprire tanti sprechi di denaro pubblico, truffe, casi di corruzione, evasioni fiscali, reati delle organizzazioni criminali contro l’ambiente (vedi la Terra dei fuochi..) e anche episodi di pedofilia. Non sono un complottista ma un giornalista che non fa interviste programmate chiedendo il permesso di registrare ma inchieste approfondite nell’interesse pubblico. E spesso ho scoperto uno scellerato utilizzo, da parte di chi è nelle istituzioni governative, del denaro pubblico. Quel denaro pubblico di cui parla oggi Sangiuliano, dall’altro lato della barricata, seduto sulla sua poltrona da ministro, per chiarire che l’incarico che aveva dato alla sua amante sarebbe stato gratuito e che tutti i soldi spesi per portarla a cena fuori o in viaggio con lui sono usciti dal suo conto personale e non dalle tasche degli italiani. Ma com’erano belli i tempi in cui facevo le recensioni dei libri. E Sangiuliano era alla guida di un giornale.
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