THE WALLÀ, CANTIERE DI DUE GIORNI DI CA’ FOSCARI PER STUDIARE I MATERIALI DELLA STREET ART
Esperte nel settore della Scienza della Conservazione del Patrimonio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia studieranno i murales realizzati durante la stagione estiva del borgo dell’arte di strada. C’è anche un nuovo murales, quello di Joys e Orion. Mauro Berti del Collettivo Bocaverta: “Crediamo nella rigenerazione urbana e nel rispetto per l’arte”. La professoressa Francesca Izzo: “Applicheremo i nuovi metodi della diagnostica per l’arte contemporanea”
All’interno della convenzione tra l’Università Ca’ Foscari Venezia, in particolare del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, con il comune di Riese Pio X e il Collettivo Bocaverta un gruppo di studenti e studentesse del secondo anno laurea magistrale in “Conservation Science and Technology for Cultural Heritage”, aprirà un cantiere diagnostico a Vallà, il borgo della street art trevigiano che ospita il progetto The Wallà.
Il gruppo, composto da 12 studenti, guidati dalla professoressa Francesca Izzo, studierà le opere realizzate negli ultimi mesi. L’ultima, quella di Joys e Orion è stata portata a termine a metà ottobre, durante l’estate avevano realizzato i loro lavori Tellas, Pixel Pancho e Franco Fasoli. Va segnalato anche il murales collettivo, realizzato a pixel con la collaborazione di centinaia di persone e dedicato al Piccolo Principe.
In campo, per due giorni, adesso scendono i futuri “conservation scientist”, i professionisti che lavorano nella diagnostica dei beni culturali, scienziate esperte nello studio dei materiali. Concretamente, le studentesse e gli studenti utilizzeranno degli strumenti dell’Università, acquisiti grazie al “Patto per Venezia”, finalizzato all’equipaggiamento di strumentazione per studiare i beni culturali: realizzeranno riprese fotografiche tecniche sia sopra che sotto superfice, analizzeranno la composizione dei materiali e delle stesure pittoriche, lavoreranno con metodi spettroscopici. Interessante il fatto che nel gruppo di studenti ci siano ben dieci ragazze, emblema di un trend di una laurea scientifica STEM a grande impatto femminile.
“Il nostro obiettivo è prima di tutto didattico”, spiega la professoressa Francesca Izzo. “Mostreremo agli studenti come analizzare le opere di arte contemporanea in ambiente aperto e sottoposto al cambiamento climatico in atto, cito ad esempio le bombe d’acqua o i periodi di massiccio irradiamento UV. Ma raccoglieremo anche dati che potremo analizzare nei prossimi anni con successivi sopralluoghi per analizzare come il tempo agisce sui materiali. L’obiettivo è acquisire sempre maggiore consapevolezza e studiare i migliori metodi per conservare le opere d’arte contemporanea”.
“The Wallà diventa così un progetto pilota non solo per la rigenerazione urbana, ma anche nell’ambito della conservazione e della salvaguardia delle opere murali all’aperto”, commenta Mauro Berti del Collettivo Bocaverta APS. “Stiamo sperimentando quanto il tempo e le condizioni ambientali deteriorino la street art, per questo l’attuazione di buone pratiche conservative risulta necessaria ai fini del mantenimento dei murales realizzati. Sono temi importanti, che vanno di pari passo al rapporto con la comunità. Anche per questo saremo protagonisti nel pomeriggio del 22 ottobre a Mezzano, in provincia di Trento, nell’ambito del “meeting dei distretti di famiglia”. Durante la tavola rotonda “Esperienze di giovani che costruiscono comunità”, porteremo le nostre esperienze che speriamo vengano imitate da molte altre associazioni”.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO – La storia di The Wallà
The Wallà è un progetto di rigenerazione urbana partecipata partito a maggio 2021 su iniziativa dell’associazione di promozione sociale “Collettivo BocaVerta APS”, in collaborazione con il Comune di Riese Pio X e con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Treviso. Il nome unisce in un gioco di parole il termine inglese wall (muro) e il paese in cui ha luogo l’iniziativa, Vallà (frazione di Riese Pio X, nel Trevigiano). Attraverso il linguaggio della street-art si vuole migliorare aree di degrado urbano e creare opportunità culturali ed economiche per il territorio, valorizzando gli immobili oggetto degli interventi degli artisti. The Wallà si propone di trasformare i muri di edifici pubblici e privati in tele per un museo permanente a cielo aperto. Ad oggi sono state realizzate 17 opere in totale: 13 su pareti private (case, capannoni) e 4 su superfici pubbliche (scuola elementare, campo da basket e da pallavolo) e l’iniziativa è in continua espansione. Ogni opera in media supera i 60 metri quadri, si stima che ad oggi siano stati riqualificati oltre mille metri quadri di pareti. Tra gli altri, hanno partecipato al progetto artisti di fama internazionale come Ericailcane, Kraser, Zed1, Zentequerente, Tony Gallo, Vera Bugatti, Alessandra Carloni, Bastardilla, Agostino Iacurci e StenLex. L’iniziativa è stata anche oggetto di studio del corso di laurea e del Master di II livello in Design di Prodotto presso la Raffles Milano Istituto Moda e Design, con l’intento di sviluppare progetti per le aziende locali e il paesaggio urbano. Contatti e informazioni per conoscere le location delle opere e le biografie dei singoli artisti: www.thewalla.it; Facebook: www.facebook.com/thewalla.bocaverta; Instagram: www.instagram.com/the.walla.
La geometria libera di Joys e Orion (testo di Antonella Alban)
Mai come in questo caso può essere più appropriata l’affermazione che la tela della street art è la città e la sua creazione e lo stile utilizzato sono strettamente collegati all’ambiente urbano e all’architettura. L’opera a due mani di Joys e Orion, esponenti della crew padovana EAD, ha ricoperto le superfici dello stabile, occupando tutto, ma proprio tutto, lo spazio disponibile (compresa la cassetta della posta) con forme geometriche, secondo un tracciato prospettico senza pause. La combinazione audace di un linguaggio visivo improntato all’astrazione si traduce in uno stile inteso e rilevante dal punto di vista estetico che valorizza l’edificio industriale e lo fa diventare comunque molto interessante. Lo spazio fisico sembra essere ricomposto in modo nuovo, secondo una prospettiva visiva che propone un dinamismo tridimensionale che si espande nello spazio al di là della struttura architettonica vera e propria. Visivamente le linee geometriche paiono rincorrersi sulla superficie in un moto di forme che si intersecano, si richiamano, si propagano, originando una sensazione di continuità spazio-temporale coinvolgente e partecipata. La geometria è supportata dall’utilizzo di tinte che rievocano l’ambiente circostante, da toni che si richiamano l’uno con l’altro, pur essendo racchiusi entro geometrie nette e definite, ma è proprio questo che ci spiazza: visivamente è una sfida che confonde i passanti. Questa felice collaborazione tra Joys e Orion vede la fusione di un ricercare che va ben oltre la singola individualità ed ha lo scopo di legittimare una indagine fondata sul linguaggio, sulla necessità di riportare l’attenzione sulla quotidianità, con la speranza di sovvertire il sistema artistico. L’opera ha quindi una sua logica interna basata sulla spazialità, sulla percezione della dimensione che supera il limite formale e invade lo spazio con sensazioni ed emozioni giocose ed illusorie, a ribadire che l’espressione artistica è assoluta libertà, qualunque sia il mezzo o il modo attraverso cui comunica.
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